Lo Slai cobas e le parti civili da esso organizzate esprimono una
valutazione nettamente negativa dell'udienza di ieri al processo
"Ambiente svenduto".
Con un'ordinanza il presidente della Corte d'appello, Giud. Del
Coco, ha sospeso l'esecutività della provvisionale stabilita per tutte le parti
civili dalla sentenza di primo grado - aderendo alla richiesta
dei legali degli imputati fatta nell'udienza del 19/4.
Una decisione, tra l'altro improvvisa, che ci si aspettava che,
comunque, come aveva detto nella prima udienza lo stesso Giudice,
doveva essere parte delle decisioni dell'ultima udienza di questa
fase, quella del 12 luglio. Una decisione che ha anche sottratto agli avvocati di parte civile e ai PM la necessaria e normale replica su questa richiesta di sospensiva da parte dei legali degli imputati
Questa ordinanza è stata chiaramente accolta con sorrisi e
soddisfazione dai legali degli imputati. Di fatto essa è stata un
primo segnale positivo verso la difesa degli imputati, e
invece uno schiaffo ai tantissimi lavoratori, Ilva, cimiteriali,
abitanti dei quartieri inquinati a cui così viene negato anche
quel primo risarcimento. E rappresenta oggettivamente una prima
messa in discussione della sentenza di primo grado.
Perchè questa fretta, e questa decisione? Così oggettivamente si è condizionato, indirizzato in un senso pro difesa imputati e anti sentenza di primo grado il processo. D'altra
parte l'ordinanza non si è limitata a sospendere l'esecutività della
provvisionale, l'ha motivata ampiamente con argomentazioni
Carabinieri, la scuola di Firenze sotto accusa. In 60 hanno abbandonato il corso: “Punizioni e pratiche umilianti”
di Andrea Vivaldi, Luca Serranò
Nei mesi scorsi il sindacato Unarma aveva depositato diversi esposti
denunciando il clima “totalitario” della scuola marescialli toscana,
dove lo scorso 22 aprile una ragazza si è tolta la vita
Firenze — Controlli dei messaggi Whatsapp, perquisizioni delle valigie, altre pratiche umilianti. Al punto da spingere una sessantina di allievi ad abbandonare il corso: «Un approccio che sembra riflettere una modalità di preparazione simile a quella dei marines»
Il quotidiano della grande stampa della finanza dei padroni, Milano
Finanza, scrive: “Italia peggiore in Europa per perdita
di potere d'acquisto, la guerra colpisce i salari. Uno studio rivela
che gli stipendi reali degli ultimi quattro anni sono caduti
dell'8%”.
E questo non è
una novità per i lavoratori che la stanno pagando sulla propria
pelle e non è una novità per noi che da tempo denunciamo lo stato
della situazione, l'attacco ai salari, il calo dei salari e
come il salario sia il motore della lotta sindacale di classe dei
lavoratori. Invece, proprio sul fronte del salario non è stato fatto
nulla. I recuperi nei contratti sono stati ridicoli.
Ma la cosa più
impressionante è leggere tutto l'articolo che scrive Milano Finanza:
“Retribuzione reale per dipendente giù dell'8% dalla
fine del 2019 mentre nell'Eurozona (dove
non è che ci siano fenomeni e non è che dilaghi
la lotta salariale)però la perdita dei lavoratori è del 3%”. Dice
sempre lo stesso giornale: “per Unicredit è l'effetto
di richieste più limitate sugli stipendi, di rinnovi graduali dei
contratti e assenza del salario minimo”. La prossima volta
facciamo fare all'Unicredit la trattativa, facciamo fare alle banche
la lotta per i salari a tutela dei lavoratori, perché quando
Unicredit scrive questo dimostra, dal loro punto di vista, che in
Italia non c'è un sindacato, che i sindacati confederali sono
complici dei padroni, alleati di essi nel taglio dei salari, nel
contribuire alla diminuzione dei salari. Solo il sindacalismo di base
ha fatto richieste di aumenti salariali seri, solo il sindacalismo di
base ha insistito per i rinnovi dei contratti, vedi il caso della
logistica e solo il sindacalismo di base e di classe si è battuto
per il salario minimo, anche per legge, perché fosse una diga o un
punto di riferimento per i milioni di lavoratori poveri degli
appalti, in particolare degli appalti comunali e degli appalti della
pubblica amministrazione.
Queste richieste
salariali avanzate non sono state portate avanti perché il dominio
dei sindacati confederali e la passività dei lavoratori ai limiti
della stupidità, ha fatto sì che i padroni hanno visto ingrassare i
loro profitti durante la pandemia e oggi durante i periodi di guerra,
mentre i lavoratori hanno visto calare i loro salari, per non dire
quello che è successo per i lavoratori un pò più garantiti con le
casse integrazioni permanenti e flessibili nelle grandi fabbriche che
hanno permesso ai padroni di usare i lavoratori come schiavi, come
lavoratori a giornate, hanno visto le buste paga dei lavoratori per
effetto della cassa integrazione scendere al di sotto del minimo
vitale. Anche su questo siamo noi che abbiamo insistito per
un'integrazione salariale, governativa, per legge, della cassa
integrazione dato che sul piano delle trattative non si conclude
niente. Abbiamo detto di usare la questione pandemia per chiedere
l’integrazione salariale tra la montagna di soldi buttati per i
bonus per le biciclette, per l'assistente psicologico e per altre
stronzate simili, sono soldi buttati per i dehors dei locali, per i
bar, e in qualche maniera così se la sono cavata una buona parte di essi,
invece per i lavoratori messi in cassa integrazione durante la
pandemia, costretti a stare a casa, non c'è stata una lira di
integrazione salariale.
Quindi padroni
e sindacati ci hanno rubato il salario. Gli operai devono
ribellarsi a padroni e sindacato e al governo che rappresenta i
padroni e che in parte rappresenta i sindacati perché gli incontri i
sindacati li hanno avuti, gli strilli di Landini non hanno prodotto
nulla per i lavoratori.
L'Italia è stato
il paese europeo con la maggiore discesa dei salari reali, cioè al
netto dell'inflazione negli anni della pandemia e della guerra in
Ucraina. Abbiamo strillato che carovita e guerra vanno insieme e non
tanto per le spese militari - le spese militari i governi
imperialisti in guerra non li tolgono dai salari, li tolgono dalle
spese sociali, dalla sanità, dalla scuola e così via - quanto per
il meccanismo normale di funzionamento del sistema capitalista. Leggere alcune pagine di “Salario, prezzo e profitto” di Marx
apre gli occhi e permette di avere un indirizzo netto e chiaro nella
lotta economica dei lavoratori certamente non è centrale perché
per rovesciare padroni, governi nelle crisi, nelle guerre, ci vuole
la lotta politica rivoluzionaria, ci vuole la lotta che attacca i
governi, lo Stato del Capitale e i padroni e rimuove le cause di
quello che succede. Ma la stessa lotta economica ha tutte le ragioni
di essere una barriera minima di fronte all'attacco di padroni e
governo, il funzionamento normale nel sistema capitalista. Una
barriera minima che se viene impugnata diventa anche una scuola di
lotta, una scuola di guerra che serve alla lotta politica per
cambiare lo stato delle cose.
E invece dobbiamo
leggere sui giornali padronali, in una pagina di Milano Finanza del
14 maggio, delle cose che sono nella vita quotidiana, nelle
fabbriche, nei posti di lavoro e cioè che la retribuzione reale per
dipendenti è scesa dell'8%.
Marco Valli, capo
globale della ricerca della banca Unicredit, sui salari dice
esattamente questo. “Certo, dice,
la dinamica degli stipendi consente all'Italia un recupero di
competitività rispetto al resto dell'Europa”, cioè i padroni
si vedono favoriti nella guerra con i padroni esteri che sono stati
“costretti” a concedere dei salari più alti di quelli italiani
ma bassi relativamente alle retribuzioni che spetterebbero agli
operai in tutta Europa, per non dire in tutto il mondo.
Però la Banca
dice: “eh sì, sarà, però teniamo conto che i bassi salari
impediscono la ripresa dei consumi di massa”. I lavoratori sono
costretti a stringere la cinghia, a non arrivare alla fine del mese,
non solo non possono permettersi, se non coi mutui, le spese
sanitarie o il mantenimento, la casa, il mantenimento dei figli a
scuola e alle Università ma sostanzialmente sono sempre meno per
comprare spesso i beni essenziali, dai beni alimentari a quelli che
servono per la vita di tutti i giorni. E questo chiaramente si
riflette nei consumi e quindi nelle vendite della catena che dalla
produzione tramite la circolazione arriva nella vita quotidiana dei
lavoratori.
Il salario
minimo. Giorgia Meloni, ultima arrivata e peggiore di tutti, una
persona che non ha lavorato mai in vita sua, l'unico lavoro che si
ricorda di aver fatto per qualche giorno è la baby sitter per
Fiorello, mentre in realtà non ha mai lavorato, ha campato di
politica, una parassita come Salvini e come tanti di loro, peggiore
di coloro che rappresentano il Capitale ma almeno si guadagnano la
pagnotta lavorando per i padroni ma lavorando, invece questa lavora
solo per i padroni e piglia i soldi come una parassita e osa parlare
di coloro che avevano il reddito di cittadinanza a cui viene tolto e
che di fronte al salario minimo rispondono picche.
“Da molti
anni la crescita delle retribuzioni in Italia è inferiore a quella
degli altri paesi”. E si unisce alla bassa produttività che fa
dell'Italia un anello debole della catena dei grandi paesi
imperialisti, in Europa come nel mondo.
L'inflazione.
Calo dei salari e inflazione vanno insieme, non sono uno l'effetto
dell'altro. Contemporaneamente i lavoratori perdono salari e perdono
ulteriormente il potere d'acquisto a fronte del carovita, come due
processi congiunti del sistema capitalista e dei padroni e governo
che li amministrano.
In questa catena
dei padroni gli Stati Uniti sono andati meglio che l'Europa e questo
è lo sviluppo ineguale del capitalismo scaricato a diversi livelli
sugli operai di tutto il mondo.
“Non si
vedono, dice questo Marco Valli
di Unicredit, rischi di spirale tra salari e
prezzi”.
Bastardi! Ce
l'avete raccontata per televisione, voi bancari, voi autorità
finanziarie, Visco ecc, voi Confindustria, voi governi, che non si
possono aumentare i salari altrimenti si alimenta la spirale
prezzi/salari. Il risultato è che i prezzi sono aumentati lo stesso,
i salari sono calati al doppio. E ora dobbiamo assistere all'uomo
dell'Unicredit che ci dice che “non si vedono rischi di spirali tra
salari e prezzi”. Gli unici che si sono bevuti queste stronzate e
le hanno accompagnate sono stati i partiti parlamentari della falsa
sinistra, sono stati i dirigenti confederali - gli ineffabili
dirigenti confederali - vero cancro del movimento sindacale ed
espressione di quegli apparati e burocrazie dei lavoratori che hanno
i loro interessi collocati nell'aristocrazia dei lavoratori ai danni
della massa dei lavoratori che sono realmente sfruttati.
Su questo terreno
dobbiamo considerare che arriverà il tempo della rivolta operaia
che deve prendere come prima bandiera la lotta per il salario,
arriverà il tempo degli scioperi selvaggi e prolungati come in altre
fasi come in Italia negli anni ‘70, ma negli altri paesi
europei, perfino negli Stati Uniti, non c'è bisogno di tornare agli
anni ‘70.
Arriverà il
tempo della lotta salariale? arriverà il tempo in cui la lotta
salariale innescherà la rivolta dei lavoratori nelle fabbriche e nei
posti di lavoro? arriverà il tempo in cui questo toglierà la
maschera al sistema politico, comunicativo, che impone i salari bassi
e il peggioramento costante delle nostre condizioni di vita e di
lavoro?
A questo punto
non ci rimane che aggiungere che questo domanda il sindacalismo
operaio, di base, di classe. Certamente anche su questo terreno
non è che i sindacati di base siano dei fenomeni, anzi, alcuni
sindacati di base fanno piattaforme, più piattaforme, ma sono
altrettante burocrazie. Abbiamo avuto l'esempio virtuoso delle lotte
dei lavoratori della logistica ma poco più di questo. E chiaramente
per noi rimangono centrali le fabbriche, grandi, medie, piccole.
Tu dici: ma
abbiamo rinunciato al salario ma almeno abbiamo lavorato….. Ma
quando mai? Invece cassa integrazione, disoccupazione, licenziamenti,
chiusura delle fabbriche sono andati lisci.
Sì, non abbiamo
difeso il salario ma almeno abbiamo dei contratti stabili…. Ma
quando mai? i contratti sono sempre più passati da contratti a tempo
indeterminato a contratti a tempo determinato e in questo discorso
del tempo determinato il contratto multiservizi, il lavoro a
chiamata, gli appalti al massimo ribasso che fanno sì che 5 milioni
di lavoratori siano al di sotto di qualsiasi tipo di salario minimo.
E non solo, ma ci si è ammazzati di lavoro per portarli a casa e ci
si è ammazzati perché qualcuno è morto sul posto di lavoro perché
è chiaro che dietro le morti sul lavoro c'è un lavoro in ogni
condizione dettato dai soldi, cioè dai salari bassi.
E’ quindi la
catena mostruosa - ma scientificamente in azione - del modo di
produzione capitalista contro cui bisogna insistere,
insistere, insistere e creare una controtendenza che richiede
autonomia operaia, organizzazione, lotta di classe, guerra di classe
che in una dinamica di scontro reale possa far camminare la volontà,
il progetto di un rovesciamento generale del sistema dei padroni e
che permetta agli operai di diventare la bandiera della rinascita dei
lavoratori, del mondo del lavoro e, indirettamente, la trasformazione
reale di questo paese.
Il patto sull'immigrazione e asilo è
diventata legge europea. Titola il manifesto: “La Ue
trasforma le frontiere in prigioni. Anche i minori potranno essere
trattenuti nei centri. La denuncia dell'ONG”.
Noi abbiamo un
governo di merda, razzista, antimigrati, che fin dal suo primo giorno ha
dimostrato di che natura è con i morti sulle spiagge di Cutro e con
le leggi che invece di tutelarli hanno trasformato le morti dei
migranti in una legge a cui si è aggiunta tutta la canea fatta per
trasferire anche i migranti nei Cpr in Albania e i giri di valzer
della Meloni per i paesi del Mediterraneo, Tunisia in testa, per fare
con loro accordi affinchè i migranti li caccino loro, li affoghino
loro, li rinchiudano loro nei lager come la Libia.
Melting Pot-Gjadër, l'area di costruzione del CPR, aprile 2024 in Albania
E su questo
abbiamo sentito le anime belle dell'antirazzismo e dell'opposizione
strillare. In molti hanno avuto fiducia che l'Europa, la civile
Europa, fatta di governi differenti dal lurido governo della Meloni
potesse essere un contraltare, come di tanto in tanto succede quando
emettono dichiarazioni che condannano la politica anti immigrazione
dell'Italia e invece l'Italia è stata presa ad esempio non certo perché,
come dice la Meloni, noi siamo bravi e siamo ascoltati in Europa ma
perché l'Europa imperialista, fatta della stessa matrice,
rispondendo agli stessi padroni in tutta l'Europa imperialista, ha
usato la Meloni per poter fare la politica che tutti i governi
imperialisti vogliono fare: cacciare i migranti per
ottenere il consenso anche all'interno dei loro paesi e per
costringere comunque i migranti che arrivano nei loro paesi in
condizioni di precarietà e di ricatto permanente e di ridurre in
schiavitù quelli che lavorano.
L'Europa che si
fascistizza diventa tutta razzista, è tutta di un colore - il nero -
e lega questo nero al nero più generale della politica imperialista
di guerra, di rapina, di oppressione dei popoli.
E che questo sia
assolutamente strumentale è dimostrato dal diverso trattamento verso
i migranti dell'Ucraina rispetto alla massa di migranti che arriva
dai paesi dell'Asia, del Nord Africa perché quelli sono da sostenere
perché sono all'interno della politica di guerra dell'imperialismo e
dell'uso dell'Ucraina come prima linea della guerra. E, usando
l'Ucraina come prima linea della guerra, vi sono i profughi ucraini e
questi se li tengono, anzi li usano come bandiera per dimostrare che
loro aiutano i migranti di guerra mentre in realtà affogano i
migranti.
Le leggi
trasformano le frontiere in prigioni. 24 mesi per fare questa riforma
e poi nella sostanza si arriva alla detenzione dei migranti. E poi si
arriva alla negazione dei diritti d'asilo e poi si arriva alla lotta
nei confronti delle ONG e... possiamo continuare a lungo.
I migranti
sono parte della nostra classe, il proletariato, i lavoratori non
hanno nazioni, colori, religioni, siamo tutti proletariato da unirci
contro i padroni che sfruttano i lavoratori, italiani o immigrati che
siano, e che usano anche le leggi anti immigrazione per schiavizzare,
abbassare il salario dei lavoratori che già lavorano.
Combattere queste
leggi, combattere l'Europa degli Stati e dei governi razzisti
antimmigrati. combattere i governi dei paesi oppressi che si prestano
- vedi il governo tunisino - agli interessi dell'imperialismo
italiano, al neo colonialismo. Questa è l'unica politica che ci
serve, è l'unico modo di ragionare che ci serve e da cui possiamo
trarre tutti gli elementi per costruire l'esercito proletario che è
l'unica alternativa ai padroni e al loro sistema.
All’alba del 14 maggio la Digos è piombata in casa di alcuni compagni, prelevando tre di loro e portandoli in questura.
Oltre
a questo anche la nostra sede è stata sottoposta a perquisizione, con
tanto di reparto celere a guardia della situazione, sequestrando
materiale del corteo del 25 aprile.
Non
entriamo in merito dei fatti con le indagini in corso. Vogliamo però
segnalare un dato, in questi mesi siamo stati al centro delle
manifestazioni che davano solidarietà alla Resistenza palestinese e in
questi giorni stiamo sostenendo le proteste studentesche contro la
guerra e gli accordi tra i nostri atenei e l’entità sionista.
Non
ci sembra un caso quindi che, in un periodo in cui le esigenze della
classe borghese e del governo sono quelle di reprimere qualunque voce
contro la guerra della NATO e degli USA, la repressione colpisca chi
sostiene e supporta questo movimento.
Oggi
infatti ci sarebbe la contestazione del senato accademico per la
rescissione degli accordi tra UniPd e entità sionista e proprio oggi,
puntale, la repressione dello stato colpisce, quasi come a mandare un
segnale a tutti e tutte: “se continuate su questa strada sappiate che non avrete vita facile“.
Non
ci facciamo intimorire da questa becera provocazione e continueremo a
sostenere le lotte per la liberazione della Palestina e tutte le lotte
che ci vedono coinvolti, perché sappiamo che se il nemico ci colpisce
duramente allora siamo sulla strada giusta.
Ci
troverete sempre ai nostri posti nelle piazze, nei posti di lavoro, in
università, pronti a cambiare questo sistema capitalista fatto di
guerre, miseria e morte.
Torino si unisce alle mobilitazioni studentesche in solidarietà
alla Palestina che da settimane hanno travolto gli atenei di tutto il
mondo, occupando le sedi di Palazzo Nuovo, Fisica e la cittadella del
Politecnico.
Queste occupazioni si inseriscono in un contesto di mobilitazione
costante per la liberazione palestinese e non riguardano esclusivamente
la realtà accademica, poichè il processo di militarizzazione delle
università interessa la società nel suo complesso: gli atenei mettono al
servizio di aziende belliche come Leonardo e Elbit System, risorse
economiche, materiali e soprattutto umane per lo sviluppo di armi e
tecnologie utilizzate a Gaza, nascondendosi dietro il meccanismo del
dual use.
Dopo più di 7 mesi dall’inizio del genocidio, quasi 40 mila
palestinesi uccis3 dall’esercito sionista e 76 anni di pulizia etnica e
colonialismo, anche dalle università è necessario dare un segnale. Le
notizie che in queste ore arrivano da Rafah e Jabalia ci fanno sentire
ancora più forte la responsabilità di mettere in campo iniziative di
solidarietà concreta al popolo palestinese e di interrompere la
complicità delle nostre istituzioni nel genocidio in corso.
L’assemblea inoltre denuncia la gravità dell’incontro che si è tenuto
oggi tra i Ministri dell’Interno e dell’Università, e i rettori e le
rettrici per la “gestione” delle occupazione, a dimostrazione
dell’intervento sempre più manifesto della politica di governo nel
controllo del dibattito politico nelle università. Un dibattito ed una
presa di posizione che, invece, questa settimana saranno più vive che
mai.
a Fisica Occupata.
Considerato il momento storico in cui viviamo, è nata spontaneamente,
da un gruppo di student* di Fisica di Torino, la necessità di
intraprendere un percorso di riflessione e lotta sul ruolo e sulle
responsabilità della scienza all’interno delle dinamiche coloniali e
belliche. Come comunità scientifica sentiamo il bisogno di interrogarci
su questi temi e prendere una posizione forte sulla complicità del mondo
accademico nel genocidio palestinese. Dopo 76 anni di occupazione
violenta e coloniale, in seguito alle rivolte del 7 ottobre, Israele ha
intensificato il percorso di pulizia etnica ai danni del popolo
palestinese. Dal 7 ottobre sono mort* più di 34000 palestines*, di cui
circa 15000 bambin*, senza contare tutte le persone disperse e ferite.
Quello a cui stiamo assistendo è un vero e proprio genocidio e il
silenzio delle istituzioni e del mondo accademico è assordante e
complice.
Nel 2023 l’Italia ha venduto armi a Israele per un valore di 13,7
milioni di euro, con un incremento nell’ultimo trimestre, quando il
genocidio era già in corso. Queste morti sono sulla nostra coscienza, il
nostro ruolo in quanto cittadin* e student* deve essere quello di
opporsi con tutti i mezzi necessari alla complicità del Governo Italiano
e della NATO tutta. Abbiamo deciso di occupare il Dipartimento di
Fisica di Torino, unendoci alla chiamata di Giovani Palestinesi e
all’ondata di Intifada Studentesca che sta avvenendo in molte Università
del mondo. In quanto student* di Fisica è essenziale una nostra presa
di coscienza sul ruolo della scienza nell’industria bellica. La stessa
scienza che ogni giorno studiamo non è asettica e non può essere più
apolitica: non è difficile realizzare che tra la teoria fisica e la
costruzione di armi c’è un processo intermedio che ci riguarda e ci vede
coinvolt*, senza di noi alcune atrocità non si potrebbero compiere.
Il progresso tecnologico e scientifico, con il quale giustifichiamo
il coinvolgimento 6 necessario del mondo accademico, non genera
necessariamente un progresso umano. Basti vedere che negli ultimi
decenni la ricerca scientifica ha prodotto più di 12000 testate nucleari
e nuovi metodi di sterminio. Questo non significa lavorare per la
scienza o per i suoi possibili risvolti positivi nella società, ma
significa vendersi all’industria militare. Non vogliamo più che il mondo
accademico sia coinvolto in questi processi e riteniamo doverosa una
presa di posizione netta sul genocidio in corso. La nostra Università si
proclama antifascista e antimilitarista: bellissime parole che non
vengono applicate in pratica, che cadono davanti agli accordi che
l’Università ha stilato con aziende come la Leonardo. Vogliamo che la
conoscenza che ci viene impartita come scienziat* sia critica e che ci
metta di fronte alle responsabilità che derivano dal nostro ruolo e
dalle capacità tecniche e teoriche che sviluppiamo nei nostri percorsi
di studio. PALESTINA LIBERA! PALESTINA LIBERA!
Le note che abbiamo tratto dal "Che fare?" tengono fuori numerosi aspetti della teoria, concezione e azione indicata da Lenin.
In primis il carattere clandestino che, comunque, l'organizzazione dei rivoluzionari deve avere, sia pure in forme differenti a seconda dello stadio dell'azione repressiva controrivoluzionaria dello Stato borghese e dei governi che la traducono in leggi e strutture per combatterla e arrestare i suoi membri; come del grado dei legami effettivi che questa organizzazione ha con le avanguardie operaie e l'ala militante ad essa interessata e coinvolta.
L'altra questione, ancora non affrontata in queste Formazioni operaia è il tipo di contenuti e azione che deve un autentico giornale politico nazionale, strumento indispensabile dell'azione dell'organizzazione dei rivoluzionari.
Su questo sarà necessario tornare in un altro momento della Formazione operaia.
Quello che ci serve ora è impugnare saldamente le indicazioni delle "lezioni" tratte dal "Che fare?". Esse non hanno nulla di puramente "educativo" e "organizzativista", ma sono una sorta di "Tesi uno" per costruire qui ed ora l'organizzazione dei rivoluzionari. Sono una sorta di critica - autocritica valida al nostro interno e arma di combattimento teorico, politico, organizzativo all'esterno.
Osare costruire questa organizzazione!
Osare lottare e vincere su questo terreno, prima battaglia di un nuovo inizio.
Decreto
Salvini, cinque operai di Ansaldo Energia condannati per blocco
stradale. Nuovo! Condannati grazie al decreto Sicurezza di Salvini
cinque lavoratori Ansaldo Energia che nell'ottobre 2022 scesero in
piazza per difendere il loro posto di lavoro. Condanne da 8 mesi a un
anno e due mesi.
Il Times accende un faro sulle riforme costituzionali portate avanti dalla presidente del Consiglio italiana.
"Giorgia Meloni ha in programma di rivedere la Costituzione per dare
maggiori poteri ai futuri leader italiani, sostenendo che l'attuale
sistema lascia i primi ministri in preda a complotti di partito”, scrive
il quotidiano britannico.l’articolo del Times – un resoconto di cronaca politica per l'edizione cartacea firmato dal corrispondente del giornale a Roma, Tom Kington – ricorda come la regola del premio di maggioranza “riecheggi una legge introdotta da Benito Mussolini, il dittatore fascista per darsi più potere”.
Si tratta della legge Acerbo, introdotta nel 1923 dal dittatore fascista,
“prima di chiudere del tutto il Parlamento”, aggiunge il Times
Seif Bensouibat cittadino algerino, rifugiato politico in Italia dal 6/12/2013, educatore apprezzato da numerosi anni del liceo francese Chateaubriand, laico, incensurato e privo di carichi pendenti, a seguito della visione quotidiana dei filmati provenienti dalla striscia di Gaza, scioccato per il numero di civili inermi uccisi dalle bombe israeliane e dalle tragiche immagini dei bambini mutilati, nel gennaio scorso scriveva alcuni post rabbiosi, carichi di risentimento per la potenza coloniale israeliana e noi confronti dei suoi alleati paesi occidentali.
Post pubblicati su una chat chiusa alla quale partecipavano amici e colleghi dello stesso, mai su facebook e/o su siti aperti.
In conseguenza di tali esternazioni giunte a conoscenza dell’istituto francese e prontamente da questo comunicate alla Digos veniva dapprima sottoposto a perquisizione domiciliare alla ricerca di armi ed esplosivi, per un post, e successivamente a distanza di pochi giorni convocato in Questura e informato dell’avvio a suo carico di una indagine penale e del procedimento di revoca dello status di rifugiato con relativa convocazione innanzi alla Commissione Territoriale per l’1 febbraio.
Trascorsi oltre due mesi in totale libertà nel corso dei quali ha proseguito a svolgere le sue ordinarie mansioni, tranne quella lavorativa essendo stato nel frattempo licenziato dal liceo francese sempre a causa dei medesimi post, nella giornata odierna facevano ingresso nella sua abitazione numerosi agenti di polizia per notificargli il provvedimento di revoca dello status di rifugiato e la sua espulsione dal territorio nazionale perché ritenuto persona pericolosa per la sicurezza dello stato italiano con conseguente trattenimento in un CPR.
Il provvedimento motiva la pericolosità del Seif mediante una lettura comparata dei post con il pericolo del terrorismo religioso di matrice Jihadista, con il fenomeno dei lupi solitari, della radicalizzazione solitaria evidentemente ritenendo che i moti di sdegno, anche scomposti, urlati e rabbiosi per quanto avviene in terra palestinese possano essere ricondotti all’Isis e alla propaganda religiosa.
Talmente minaccioso Seif, laico e con un passato ruolo di educatore nel prestigioso liceo francese, da poter girare libero nelle strade per oltre due mesi in attesa che qualcuno si ricordasse di lui e della sua pericolosità.
Inoltro da Instagram di Educatori per la PalestinaOggi verso le ore 13 la polizia e' entrata in casa di Seif.
Lo hanno prelevato, portato all'ufficio immigrazione di via Patini e da qui trasferito in un CPR (Centro Permanenza e Rimpatrio). Seif Bensouibat è il lavoratore del liceo Chateaubriand licenziato a inizio febbraio per un post su instagram contro il genocidio sionista e in appoggio alla resistenza palestinese.
Dal 5 febbraio il suo permesso di soggiorno come rifugiato politico era sottoposto a revoca. Il suo fermo e trasferimento in CPR avviene dopo il volantinaggio tenutosi ieri fuori dal liceo Chateaubriand (per l'occasione chiuso con disposizione della direzione scolastica, evidentemente per impedire che gli studenti solidarizzassero con Seif).
Chi ha organizzato la caccia alle streghe contro Seif teme lo sviluppo della solidarietà e con il trasferimento di Seif in CPR cercano di schiacciarla prima che sia troppo tardi. Adesso è il momento di dimostrare nella maniera più forte solidarietà e vicinanza a Seif e rabbia contro i suoi aguzzini.
GIOVEDI 16.5, H.21, RIUNIONE TRA AMICI E SOLIDALI DI SEIF PER DISCUTERE DELLE INIZIATIVE DA INTRAPRENDERE. APPUNTAMENTO IN VIA CALPURNIO FIAMMA 136 PRESSO LO SPAZIO SOCIALE ROBERTO SCIALABBA
In diverse università italiane si lotta, l’ accampada
si estende alla maggior parte degli atenei. Corteo a Palermo,
presidio all'Università di Taranto. Questo dimostra come cresca la
mobilitazione solidale con il popolo palestinese e di denuncia dei
legami dell'Italia con con lo Stato sionista di Israele, della
complicità del governo e delle istituzioni nel genocidio in corso
che attraversa la nuova tappa del criminale attacco a Rafah, che ha
lo scopo evidentemente di tagliare gli aiuti umanitari e di espellere
l'intero popolo dalla Striscia di Gaza.
Proprio oggi (ieri) è
l’anniversario della Nakba. Vogliono una nuova Nakba, per questo è
necessario alzare il tiro della mobilitazione degli studenti e delle
masse solidali.
Nessuna fiducia
si può avere nelle dichiarazioni ipocrite di Biden che, mentre dice
che si può parlare di una violazione del diritto internazionale e di
un autentico crimine di guerra in corso nei confronti del popolo
palestinese, intanto prepara un nuovo pacchetto di aiuti militari di
oltre un miliardo per permettere allo Stato sionista d'Israele di
proseguire la sua marcia genocida.
Il genocidio in
corso nei confronti del popolo palestinese domanda quella risposta
internazionale che, soprattutto nelle Università, in queste ore
dilaga.
Nel nostro paese
la posizione ipocrita di tanti di coloro che si dicono democratici si
manifesta molto chiara sul problema della Palestina: denunciamo
l'indegna campagna che Liliana Segre va facendo parlando di
antisemitismo e non esprimendo alcun tipo di radicale condanna del
genocidio in corso in Palestina da parte dello Stato sionista
d'Israele, utilizzando il prestigio riconosciuto nella denuncia
dell'Olocausto e nella lotta all’ antisemitismo per attaccare il
movimento di massa nel nostro paese, migliaia di giovani che stanno
lottando realmente nelle Università per contribuire a fermare il
genocidio, per smascherare le complicità dello Stato, delle
Università, delle istituzioni, della grande stampa, a fronte del
genocidio.
Nelle complesse,
tumultuose, partecipate, iniziative, oggi gli studenti dimostrano che la campagna indegna condotta contro di
loro non fa strada, la repressione che viene scatenata sicché ogni giorno ci siano cariche dimostra solo l'enorme paura che il governo e lo
Stato imperialista italiano hanno di una nuova generazione che possa entrare in campo con la bandiera della Palestina e possa
mettere in discussione l'intero assetto della scuola, della società,
del sistema in Italia, un sistema che marcia in direzione della
guerra, con il massimo sostegno che viene dato alla guerra
interimperialista in Ucraina.
Il ministro degli
Interni parla di infiltrati con l'obiettivo evidente di crearsi un
alibi per una massiccia repressione, per arresti, fermi, del tipo
quelli in corso nelle università americane. E questa è l'ulteriore
tappa del processo di fascistizzazione reazionaria del nostro Stato,
dello Stato imperialista italiano e della marcia in questa direzione
del governo Meloni.
C'è stata un'irruzione dentro l'Università di Taranto a un convegno Anpi
interrotto da una delegazione del comitato Palestina con lo
striscione “Stop Genocidio”. La reazione in parte sconcertata ma
in parte ostile dei dirigenti Anpi dimostra ancora una volta
l'ambiguità di questa organizzazione sulla Palestina, già messasi
in luce in occasione delle manifestazioni del 25 Aprile. In ogni caso
anche questa iniziativa di Taranto dimostra che oggi è possibile
alzare il tiro e fare realmente delle Università uno dei centri
della mobilitazione. Ogni iniziativa che si sviluppa sia all'interno che
all'esterno dell'Università è motivo per portare con forza la
solidarietà alla Palestina e dare continuità alla battaglia perché
non ci sia alcun rapporto con lo Stato sionista d'Israele, con
l'industria della guerra.
Torniamo sullo
stato delle cose all'interno delle Università a tutt'oggi. Cortei e
presidi si sono svolti a Roma, Bologna, Napoli, Palermo, Padova,
Torino, Pisa, Venezia, Bergamo, Trento. E oggi tende a Genova,
Firenze, Bari, Cosenza. A Milano dopo la Statale e il Politecnico, la
protesta arriva alla Bicocca. L'Università di Macerata è partita,
la cosiddetta Intifada degli studenti dilaga nelle Università, dà
un segnale a questo paese e permette a tutti coloro che sono solidali
in piazza con la Palestina, ai giovani palestinesi animatori della
più grande mobilitazione internazionalista degli ultimi anni,
permette di trovare una sponda, un alleato, un amplificatore, un
megafono e, speriamo, un detonatore perché il movimento per la
Palestina è il possibile donatore dell'esplosione generale,
antifascista, antimperialista. E dobbiamo andare avanti su questa
strada.
A noi comunisti,
a noi internazionalisti sta il compito di amplificare nel mondo del
lavoro, nelle città l'importanza del movimento in corso di
solidarietà alla Palestina, un movimento internazionalista perché è internazionale, perché tale è l'ondata che attraversa le Università
dei paesi imperialisti.
E’ nel cuore
degli assassini, dei genocidi, nel cuore del mondo di produzione
capitalista e dell'imperialismo che ci sono le condizioni perché si
colpisca e si ponga un freno all'aggressione genocida
dell'imperialismo nel suo complesso, con il killer dello Stato
sionista di Israele a fare da esecutore materiale.
Essere con la
resistenza palestinese significa essere oggi dalla parte del
movimento di liberazione dei proletari e dei popoli oppressi del
mondo.
Noi siamo
marxisti leninisti maoisti e i marxisti leninisti maoisti sanno che
le due grandi correnti della rivoluzione proletaria mondiale, i
proletari e gli sfruttati dei paesi imperialisti e capitalisti e i
popoli oppressi dei paesi oppressi dall'imperialismo, sono le due
forze motrici, l'alternativa reale all'imperialismo che ci porta
verso guerra e genocidi, repressione e miseria per le masse.
C'è molto di più
della solidarietà con un popolo effettivamente a rischio genocidio,
massacrato, vilipeso, offeso nella dignità, nei suoi diritti, con
tante donne bambini che stanno morendo come mai in una guerra. Stare
dalla parte della Palestina è capire qual è la posta in gioco oggi
nel sistema-mondo e soprattutto fa a pezzi la politica della falsa
sinistra parlamentare, fa a pezzi la vergognosa attitudine dei
sindacati confederali.
Landini/Sbarra/Bombardieri, siete complici del
genocidio in Palestina! State dalla parte dei grandi padroni delle
multinazionali! Tradite gli interessi dei lavoratori sul posto di
lavoro tutti i giorni ma tradite ancor di più gli interessi
storici, gli interessi di una classe che non ha nulla da perdere se
non le proprie catene!
Per questo tocca
a noi avanguardie proletarie e comuniste, organizzate, in questo paese
fare la nostra parte, considerare la Palestina la possibile scintilla
che incendi la prateria, la prateria della lotta di classe, la
prateria della lotta rivoluzionaria e internazionalista, la prateria
di una guerra di popolo che metta fine all'orrore senza fine perché orrore è quello che sta avvenendo in Palestina.
Con la fiducia
che i popoli alla fine vincono. Così è stato negli anni 70 per il
Vietnam e per il gigantesco movimento di liberazione nazionale che si
diffuse in tutto il mondo, ispirato, non dimentichiamolo, dalla Cina
Rossa di Mao Tse Tung perché il baluardo della Cina Rossa di Mao fu
la grande risorsa del proletariato e delle masse povere del mondo.
Oggi non abbiamo più questo baluardo e la mancanza di questo
baluardo rende difficile le cose, ha squilibrato i rapporti di forza
a favore dell'imperialismo. Ma non è che una fase. In questa di fase
dobbiamo fare la nostra parte.
Operai,
lavoratori, masse povere di questo paese, abbiamo una opportunità e
una sfida da raccogliere e portare avanti.
...College campuses continue to be the site of
determined resistance to the U.S.-backed Israeli genocidal slaughter of
Palestinian people. While most of the Gaza Solidarity Encampments that
cropped up across the country have been violently shut down, creative
and courageous protests continue to spread. And students are continuing
to demand their schools divest from Israel financially, and demand an
end to the genocide happening now. At many campuses faculty members have
stepped forward to support the protests, speaking out against the
violent assaults on their students.
As we wrote last
week, “These college students, especially from 'elite' universities, are
going up against their own government on a matter of strategic
importance to the ruling class—the state of Israel as a military outpost
for U.S. capitalism-imperialism in the strategic region of the Middle
East. This is forcing many others to sit up and take notice, to question
what they are going along with and to challenge long-held fundamental
assumptions about the nature of this system, and their responsibility to
the world.”
This has been met with slander and lies
from Genocide Joe Biden and other leading representatives of this
system, and a violent nationwide crackdown. Police have been called in
to more than 80 campuses, and more than 2,800 protesters— mainly students—have been arrested at demonstrations or on campuses. Some of these protests have also been violently attacked by pro-Israel and MAGA fascist mobs.
System Moves to Break Up Protest Encampments, Arrest Students
Here's a roundup of just some of the protests that have spread this week, and the intensifying repression against them:
** University of Chicago: On
Monday, April 29, when students first put up a tent encampment on the
quad, the university administration took a hands-off approach. The
school is well known for being an advocate for “free speech, and the
right to protest.” But by the end of the week, it became clear that the
school was going to bring down the hammer when the university president
issued a letter declaring that the encampment “cannot continue.” Four
days later, the university police in riot helmets marched onto campus
and tore down the encampment, as students continued to protest
outside. “They started very, very quickly ripping and throwing the
barricades that were protecting the camp,” one faculty member who had
been at the encampment to protect students said. “They started
destroying the tents and throwing them.”
Tweet URL
At DePaul University, Chicago, entrances are blocked and
people are linking arms to protect encampment from anticipated Zionist
counter protesters, May 12, 2024.
Photo: Special to revcom.us
** University of Massachusetts Amherst:
On May 7, police raided the encampment students had set up—for the
second time. Students ended the first one voluntarily on April 30, but
this time they’d refused to leave. "It was a militarized zone—that's
all I can explain it as. It was not our campus. It was not a safe
place," a leader in the campus chapter of Students for Justice in
Palestine said. "They keep calling it a riot and it simply was not a
riot until the cops came and made it to be a riot. And even then, we
were being peaceful." Police arrested more than 130 demonstrators. The
next day hundreds turned out to protest the attack. This brutal
crackdown prompted Pulitzer Prize-winning novelist Colson Whitehead to
cancel his planned commencement speech: “[C]alling the cops on peaceful
protesters is a shameful act,” he said. “I have to withdraw as your
commencement speaker. I give all my best wishes and congratulations to
the class of ’24 and pray for the safety of the Palestinian people, the
return of the hostages, and an end to this terrible war.”
University of Massachusetts, Amherst, cops destroy encampment, make arrests, May 7, 2024.
Photo: Website screen grab
** University of Virginia in Charlottesville: On Saturday, May 4, riot police armed with M4 military carbines and chemical-gas launchers
stormed the protest encampment. “We were able to hold our ground until
they started to spray huge clouds of chemicals at close range,” one
protester said. “When we ran back into the encampment to flush out our
eyes and our throats, it was when we were separated and on the ground
that they started to beat me down with their shields, drag my body by my
clothes, and they sprayed us at close range with the chemicals. I saw
the can close to my face. I had a friend who they ripped her goggles off
and sprayed her. They took us somewhere where they had no medics and no
water, while we screamed in pain. They detained 26 of us for almost
nine hours with the chemicals still burning on our skins. I’m now banned
from campus. This is the same campus that knew that men with rifles,
Nazis, white supremacists were coming [for the fascist “Unite the Right”
rally in 2017], and did not stop them. And none of those white
supremacists are banned from campus.”
Cops with riot shields viciously dismantle encampment for
Palestine at the University of Virginia, Charlottesville, May 4, 2024.
Photo: Cal Cary/The Daily Progress via AP
** Harvard University:On May 10, more than200 students, faculty, and staff rallied in Harvard Yard in the center of campus. They were protesting the University’s decision to
put 20 students on involuntary leave because they had been taking part
in the Gaza solidarity encampment which was started on April
24. Students righteously refused this “deal” of taking down their
encampment in exchange for not being forced to take this “involuntary
leave.” Students marched around campus, stopping at various halls and
renaming them in honor of Palestinians murdered by Israel—Sidra
Hassouna, a seven-year-old girl who was killed in an airstrike; Shireen
Abu Akleh, the Palestinian-American journalist assassinated in the West
Bank two years ago; and Hind Rajab, a six-year-old girl killed alongside
her family, as well as medics who tried to save her, in Gaza.
** University of Pennsylvania: Early
in the morning of Friday, May 10, police in riot gear cleared the Gaza
Solidarity Encampment, arresting 33 people. In defiance of the
administration’s order to disband, the encampment had been there for
more than two weeks. During this time the encampment had tripled in
size, with dozens of tents set up on College Green. The crackdown
came after Democratic governor Josh Shapiro demanded the university
“restore order and safety on campus.” Some students have received
punitive suspensions which bar them from campus, commencement,
university housing and dining halls and employment by the university,
services, housing and jobs many students depend on.
University of Pennsylvania, Philadelphia students lock arms as
police approach to clear the pro-Palestinian encampment, May 10, 2024.
Photo: Jessica Griffin/The Philadelphia
Inquirer via AP
** George Washington University, Washington, DC: On May 8, police used pepper spray
against students to break up their encampment that had been in place
since April 26. Thirty-three were brutally arrested. This attack took
place the night before the DC mayor was due to testify before Congress
about the city’s response to GWU’s encampment. Following the
crackdown, the hearing was canceled.
Metropolitan police cleared a pro-Palestinian tent encampment
at George Washington University and arrested demonstrators, May 8, 2024.
Photo: Sage Russell/GW Hatchet via AP
** Princeton University:
More than a dozen students have been on a water-only hunger strike
since Friday, May 3. This came after the April 25 arrest of 13 students
who were occupying a building on campus. This past Friday, more than a
dozen faculty members joined for a one-day fast in solidarity with the
students. The students say they will continue their hunger strike until
their demands are met: no charges brought against the students who were
arrested and what they call a “serious meeting” with the administration
for them to divest from Israel. The administration has yet to take any
of this seriously and one student said in response, “If they want to let
us starve, then they’re welcome to do that...”
** State University of New York (SUNY) New Paltz:
On May 2, police violently raided a student encampment, attacking with
batons and dogs, the day after it had been set up. “Police raided us for
over three hours,” a protester said. “They knocked my friend
unconscious. He had a concussion. They knocked an 82-year-old woman
unconscious. All of my friends have bruises. They have red marks on
their hands from the zip ties. And then, afterwards, they bulldozed all
of our things.” Some 133 students and others were arrested.
** New York:
On May 7, in New York City, a rabid Zionist drove his car into a
protest called by Columbia University students, injuring and
hospitalizing one. The NYPD then arrested the driver along with two of
the victims for banging their hands on the hood of his car! The driver
was charged with second-degree assault. No charges were filed against
the two protesters.
** UCLA:
On Monday, May 6, 44 people, mainly students, were arrested for
“conspiracy to commit burglary” for allegedly planning to occupy Moore
Hall on the campus in protest of the genocide in Gaza. This included two
members of the Revcom Corps for the Emancipation of Humanity. Arrests
included journalists and legal observers. After, there was a brief
sit-in in one of the campus buildings and several hundred students
participated in a march around campus.1
La situazione per gli operai diretti e dell'appalto invece di andare avanti va indietro.
Nell'appalto
ancora tanti lavoratori non sono tornati al lavoro, altri pur rientrati
tuttora non hanno ricevuto gli stipendi non percepiti da gennaio fino
al rientro; intanto per la cassaintegrazione, le altre 10 settimane
aggiuntive, riconosciute in un decreto, non sono state autorizzate
ancora dal Ministero del lavoro e peraltro l'Inps fa ostacolo alle ditte
per la proroga di quella in corso, scadente il 20 maggio, sostenendo
che sarebbero tornate al lavoro, quando questo non è vero per tutte e
anche in ditte rientrate una parte dei lavoratori è ancora fuori.
Quindi
anche chi lavora - tra l'altro molti con contratto a termine, proroghe -
non ha certezza del domani. I padroni e padroncini dell'Aigi riprendono
a minacciare fermate, perchè anche a loro i soldi promessi dei crediti
in realtà non arrivano mai, e tutti: governo, banche, Sace,
contribuiscono a rendere impossibile ottenere questi pagamenti. Le
Ditte, chiaramente, a loro volta scaricherebbero ancora una volta sui
lavoratori, mandandoli a casa o non pagando i salari.
Come ha detto stamattina un operaio: noi siamo l'ultima ruota - ma aggiungendo subito - ma sono le nostre ruote che tirano tutta la carrozza...
Ad
Acciaierie la cassintegrazione si allarga e si estende nel tempo, anche
a causa delle fermate per incidenti, ma sarebbe più giusto dire per
impianti a "pezzi", che fanno rischiare anche gravi infortuni. I